Il Situazionismo è ritornato ad affascinare e a far riflettere domenica 27 agosto con la Giornata di approfondimento, in bella continuità con le giornate di studio dello scorso anno, a Cosio d’Arroscia, dove il movimento nacque nell’estate del 1957.
Qui, nell’alta valle dell’Arroscia, entroterra ligure imperiese, è stata fondata l’Internazionale Situazionista, una delle avanguardie radicali e leggendarie del ‘900. “Ciò che ci ha unito è stato fondamentalmente il rifiuto del mondo così com’è”, scrisse Guy Debord, uno dei fondatori, insieme a Michèle Bernstein, Pinot Gallizio, Asger Jorn, Walter Olmo, Piero Simondo, Ralph Rumney, Elena Verrone.
La pratica della libertà di espressione totale, la messa in ridicolo del mercato dell’arte, il rifiuto radicale dello status quo e la tensione rivoluzionaria sono stati elementi chiave per chi diede vita a un movimento che ha scelto di misurarsi più con le pratiche che non con le auto definizioni.
Tra le relazioni presentate, tutte molto interessanti, vogliamo richiamare in particolare quelle dedicate a due differenti protagoniste dell’avventura situazionista, Elena Verrone Simondo e Jacqueline De Jong.
Il situazionismo nacque proprio a Cosio per la “situazione” che determinò la presenza di quel gruppo di artisti, intellettuali, amici internazionali per un tempo estivo presso la casa di Piero e Elena Simondo, neo sposi nella loro prima estate insieme, nel clima vitale e affettivo ricordato da Amelia Simondo nella relazione dedicata a sua madre, Elena Verrone Simondo. “Mia madre era una fiera nemica della cultura dell’alibi, quella che fa dire: ‘quello che succede o è successo è a causa sempre di altro o altri, della società, dei governanti, etc”. Filosofa di formazione, fedele all’imperativo kantiano, il cielo stellato sopra di noi, l’imperativo morale dentro di noi, fu studiosa attenta e alla ricerca di sempre nuove prospettive per la comprensione dei fatti e delle idee.
“Con Piero il dibattito era continuo, a tratti litigioso ma non si fermava mai, che si trattasse di episodi della quotidianità spicciola o di eventi politici planetari. ‘Cosa possiamo far qui ed ora?“A questa domanda la professione d’insegnante fu nella seconda parte della sua vita professionale, la risposta perfetta. Era lo strumento per partecipare concretamente al cambiamento della società dal suo interno. Elena e Piero amavano confrontarsi con gli altri, di ogni estrazione sociale e culturale, amavano condividere la meraviglia di essere vivi e di chiedersi quale e se ci fosse, uno scopo dell’essere al mondo. L’arte visiva era vissuta come la strada per attraversarlo, il mondo, ed interpretarne i cambiamenti”.
L’Internazionale Situazionista rappresentò un’esperienza fondamentale per Jacqueline De Jong, pittrice e artista visiva olandese che vi si avvicina appena ventenne, e ne fece parte per un breve periodo (1960-1962). Nel suo contributo Sandro Ricaldone percorre l’opera di De Jong, seguendo le tracce di quella ispirazione situazionista che percorrerà i suoi lavori, a lungo, anche dopo al fuoriuscita, attraverso la creazione della rivista “The Situationist Times”.
Qui, da Casa Ubaga, media valle dell’Arroscia, seguiamo con curiosità questo bel vicinato e restiamo in attesa del prossimo appuntamento.