Geografie dell’Ubago. Ubaghetta e il suo territorio

di Roberta Padovano e Elena Vaccarino (Italia, 2020, 21′) Documentario.

Il Trailer

Una miscela di storia e poesia, paesaggio e luogo dell’anima. Geografie dell’Ubago, di Roberta Padovano e Elena Vaccarino, rende omaggio a un territorio sconosciuto ai più con amore e rispetto, che lo spettatore percepisce non solo ma anche ascoltando la raffinata selezione di testi dei liguri Massimo Quaini e Italo Calvino. Perché è proprio in Liguria che ci troviamo, per la precisione nell’entroterra di Imperia, immersi in un ambiente generoso quanto aspro, soffuso da un alone di mistero malinconico. 

Frazione del Comune di Borghetto d’Arroscia, Ubaghetta è uno dei tanti paesi che si sono progressivamente spopolati, fino a rimanere con un pugno di abitanti. Uno di questi è Pierino Denegri, memoria storica del territorio, che con le sue parole accompagna lo spettatore in un viaggio a ritroso nel tempo, a cominciare dal nome. Ubages, in dialetto, significa umido, terra d’ombra, spiega Denegri, da qui il nome Ubaga, paese confinante. Ubaghetta invece deve probabilmente il suo nome, ingentilito dal vezzeggiativo, alla sua migliore esposizione al sole. 

Denegri accompagna le autrici attraverso epoche e accadimenti, dall’economia rurale contadina di un tempo con i suoi attrezzi e le sue usanze, ai sacerdoti che volevano essere assegnati a Ubaghetta «perché facevano la vita da signori», vale a dire mangiavano regolarmente e non sempre castagne (storicamente alimento base dei liguri di montagna). 

Non mancano le storie sulla Resistenza e i partigiani che durante la guerra di Liberazione fecero base a Ubaghetta al comando di Fra’ Diavolo (Luigi Fiori, ndr),.

Come non mancano i riferimenti alle basùre, che Denegri stesso definisce «le cugine delle streghe di Triora, un po’ più giocherellone, un po’ più mattacchione». Urtà, una piccola valle con un sentiero che unisce Ubaga e Ubaghetta, con tre grandi querce disposte a triangolo (purtroppo abbattute negli anni ’50), era il luogo in cui, ogni plenilunio, leggenda narra si riunissero le basùre, che sotto la forma di caprette bianche si divertivano a spaventare chi passava di là nella notte proibita.

Padovano e Vaccarino raccolgono la preziosa testimonianza di Pierino Denegri, facendoci percepire al contempo il suo e il loro amore per questa terra, e come e quanto i luoghi geografici siano anche e soprattutto luoghi simbolici.

Elisa Manici

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